La parola al regista Maurizio Colombi

Le storie, se armate di creatività, prendono strade infinite. Ce lo ha insegnato proprio Puccini, fino alla fine della sua vita incerto su quale finale fosse adatto per questo classico della fiaba che è la Turandot.
E lo sa Maurizio Colombi, che da un antico racconto popolare, poi rimaneggiato in modo straordinario dall’Opera, ha costruito un family show.

Come è nata l’idea di una fiaba teatrale ispirata alla Turandot?

Nello scrivere e adattare la storia de La Regina di Ghiaccio mi sono divertito! Ho preso ispirazione dalla fiaba persiana, tratta dal libro “I mille e un giorno”, Storia del principe Calaf e della principessa della Cina, che parte dalla tradizione della trasmissione orale richiamando tutto il repertorio tipico delle fiabe antiche con elementi come la magia, la lotta contro il male, il potere dei sentimenti.

E l’hai rivoluzionata dandole un lieto fine…

L’opera di Turandot ha avuto più di un finale, dovuti all’incertezza degli autori sul destino della protagonista. Ho creato un lieto fine perché vorrei che i bambini amassero questa mia storia, che parla di coraggio e di amore.

Quali sono i nuovi elementi rispetto alla fiaba originaria?

Certamente l’introduzione con alcuni personaggi magici, tre streghe antagoniste, Gelida, Nebbia, Tormenta sotto l’incantesimo delle quali la regina perde i suoi sentimenti positivi; il signore del sole Yaò e la signora della luna Chang’è, recuperati dalla mitologia orientale, e infine Calaf, un giovane principe dal passato misterioso e poi ovviamente il finale.

C’è Turandot, si richiama l’opera in alcuni passaggi musicali, ma ci sono personaggi divertenti e a tratti bizarri. Gli elementi sono tanti, a quale pubblico ti rivolgi?

A tutti! Ho cercato di costruire una fiaba shakespeariana a più livelli di interpretazione, che fa sognare gli adulti ed emoziona i bambini. Oltre alla trama e alla storia in sé, la bravura del cast entusiasmerà tutti in sala, mentre gli effetti speciali incanteranno i più piccoli che si sentiranno catapultati in un parco tematico più che a teatro.